''Scenari di vita'' G.Avigdor e C.Mollino (2009)

SCENARI DI VITA
Giorgio Avigdor e Carlo Mollino
Testo di Daniela Trunfio

Se da una parte, parrebbe facile unire questi due grandi autori della fotografia italiana partendo dai lorocenni biografici, può diventare un esercizio di stile cercarne delle vicinanze dal punto di vista fotografico.
L'accostamento risulta improbabile se si desume dal genere: Avigdor così preciso e maniacale nei suoi interni, e così fluido, lattiginoso, nei paesaggi; Mollino così concentrato sul femminile e sul fascino dei volti, degli sguardi e delle pose.
Nel presentare questa preziosa mostra, che raccoglie opere significative dei due autori, e nel provare ad individuarne l'elemento comune al di là dei canoni classici della critica fotografica, in misura forse un pò spiazzante, mi rifarei alla suggestione istintiva ed emotiva primaria che dà vita a una nuova categoria: gli scenari di vita.
Il termine richiama senza dubbio lo spettacolo: lo scenario delimita un'area all'interno della quale si succedono fatti, si svolge una trama, si muovono gli attori.
Immaginiamo questa mostra come un set: nelle sequenze di questo film per immagini fisse, tutto parte da una casa ( esterno giorno - atmosfera calda -  bianco e nero ) e poi la trama si dipana, passando dagli interni delle stanze di Avigdor in cui si incontrano le figure femminili fatali e ambigue di Mollino.
Una regia a due mani, dove si possono anche confondere a prima vista le immagini dell'uno e dell'altro (il ritratto di Avigdor/Mollino), che racconta una storia: quella degli ambienti, e più storie: quelle delle donne.
Chi di loro avrà dormito in quei letti sfatti tormentati dall'amore o dalla solitudine.
Chi di loro avrà attraversato le stanze ed i corridoi riflettendo se stessa e la propria esistenza negli specchi, o ritornando al passato gettando uno sguardo ai ritratti familiari.
Che cosa pensano le immobili figure femminili mentre languidamente sfiorano la testa di un cavallo o il piano di un comò.
la figura è fissa quasi statuaria, ma quanta mobilità nello sguardo così ricco di storie da raccontare: come un secondo scenario questa volta mentale.
Qualcuno, forse un ospite sconosciuto, si sarà affacciato alle finestre per vedere quei paesaggi grigi, ricoperti dalla patina del tempo, dell'immaginazione o del ricordo.
Quell'ombra sembra vederla camminare lungo il sentiero di campagna o quasi toccare, in un piano ravvicinato, il particolare di un albero.
La location come si dice oggi, non ha importanza; sia Tunisia, Langhe o Torino... Questo è un viaggio che sollecita le nostre private emozioni, un viaggio nella memoria e nel vissuto di ciascuno di noi.